By Pietro Cavallari
Sabato pomeriggio.
Mentre digerisco il miscuglio di argilla soffiata e curcuma per ripulirmi dalla birra della sera prima, mi incammino al secondo piano, corpo F, stanza 296. Ad attendermi c’è Jonah Klinghoffer.
Comunque la curcuma è uno spezia di colore rosso e l’argilla è l’argilla. Insieme fanno davvero cagare. Utilizzo quotidianamente anche un farmaco al nero di seppia, ma questa è un’altra storia.
Jonah studia, come tanti altri qui, all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, meglio noto con l’acronimo di IUAV, però non è gay.
Mentre digerisco il miscuglio di argilla soffiata e curcuma per ripulirmi dalla birra della sera prima, mi incammino al secondo piano, corpo F, stanza 296. Ad attendermi c’è Jonah Klinghoffer.
Comunque la curcuma è uno spezia di colore rosso e l’argilla è l’argilla. Insieme fanno davvero cagare. Utilizzo quotidianamente anche un farmaco al nero di seppia, ma questa è un’altra storia.
Jonah studia, come tanti altri qui, all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, meglio noto con l’acronimo di IUAV, però non è gay.
Jonah tuttavia non è come tanti altri. La sua è una storia particolare:
Nasce oltreoceano, precisamente a Philadelphia, negli Stati Uniti, città fortemente conosciuta per ospitare il cast del telefilm “Cold Case” di cui mia madre è una grande fan, anche se per me rimane scontatissimo.
Si trasferì alla tenera età di 11 anni in Cina, più precisamente nella città di Xiamen (pronuncia “sciamen” come “sciare”) dove tuttora risiede la sua famiglia.
Terminati gli studi nella terra di mezzo e intenzionato a proseguire, si iscrive alla facoltà di architettura di Venezia perché, come se non bastasse, è anche metà italiano. Ma non gay.
Jonah mi accoglie col suo fare bonario in camera sua, salgo le scale ed esploro un po’ il suo mondo: Un plastico in via di costruzione, una confezione di Lucky Charms (cereali statunitensi che raffigurano un leprecauno immerso nell’arcobaleno, e questo un po' gay lo è) e qualche disegno appeso al muro. L’accento americano regna sovrano.
Dopo qualche chiacchera e un po’ di video stupidi su youtube incomincio l’intervista mentre Jonah lavora al suo plastico.
Nasce oltreoceano, precisamente a Philadelphia, negli Stati Uniti, città fortemente conosciuta per ospitare il cast del telefilm “Cold Case” di cui mia madre è una grande fan, anche se per me rimane scontatissimo.
Si trasferì alla tenera età di 11 anni in Cina, più precisamente nella città di Xiamen (pronuncia “sciamen” come “sciare”) dove tuttora risiede la sua famiglia.
Terminati gli studi nella terra di mezzo e intenzionato a proseguire, si iscrive alla facoltà di architettura di Venezia perché, come se non bastasse, è anche metà italiano. Ma non gay.
Jonah mi accoglie col suo fare bonario in camera sua, salgo le scale ed esploro un po’ il suo mondo: Un plastico in via di costruzione, una confezione di Lucky Charms (cereali statunitensi che raffigurano un leprecauno immerso nell’arcobaleno, e questo un po' gay lo è) e qualche disegno appeso al muro. L’accento americano regna sovrano.
Dopo qualche chiacchera e un po’ di video stupidi su youtube incomincio l’intervista mentre Jonah lavora al suo plastico.
“Jonah, la curiosità principale di chi legge è sicuramente una: com’è la vita in Cina?”
“All’inizio era davvero difficile, un trauma, perché è una cultura completamente diversa. Mio padre fa il pilota e per motivi di lavoro ci siamo trasferiti in Cina quando avevo 11 anni. Dopo un po’ comunque mi sono abituato.”
“Come mai all’inizio è stato difficile?”
“Perché se non conosci la cultura, la lingua e non hai persone che ti possono aiutare sei già perso. Nessuno della mia famiglia conosceva il cinese, poi sono andato in una scuola internazionale e il cinese è venuto da sé dopo un po’.”
“Ti piace la Cina?”
“Si, mi piace tutto. Per esempio all stranieri lì sono fighissimi ti indicano quando cammini. Tipo un’amica di mia mamma aveva un bambino con i capelli ricci e biondi e glieli toccavano. A loro sembra normale anche se per noi è maleducato. Oppure in taxi in italia nessuno ti parla, in cina invece ti parlano interessati ‘che figo! Non sei cinese!’ e se gli parli in cinese si strabiliano. Se vai in un ristorante allora siamo pubblicità perché quello è un ristorante where white people goes.”
“Qual è la cosa che preferisci della Cina?”
“Mi manca tantissimo il cibo anche adesso, però il gatto non l’ho mai mangiato ahahahah”
“All’inizio era davvero difficile, un trauma, perché è una cultura completamente diversa. Mio padre fa il pilota e per motivi di lavoro ci siamo trasferiti in Cina quando avevo 11 anni. Dopo un po’ comunque mi sono abituato.”
“Come mai all’inizio è stato difficile?”
“Perché se non conosci la cultura, la lingua e non hai persone che ti possono aiutare sei già perso. Nessuno della mia famiglia conosceva il cinese, poi sono andato in una scuola internazionale e il cinese è venuto da sé dopo un po’.”
“Ti piace la Cina?”
“Si, mi piace tutto. Per esempio all stranieri lì sono fighissimi ti indicano quando cammini. Tipo un’amica di mia mamma aveva un bambino con i capelli ricci e biondi e glieli toccavano. A loro sembra normale anche se per noi è maleducato. Oppure in taxi in italia nessuno ti parla, in cina invece ti parlano interessati ‘che figo! Non sei cinese!’ e se gli parli in cinese si strabiliano. Se vai in un ristorante allora siamo pubblicità perché quello è un ristorante where white people goes.”
“Qual è la cosa che preferisci della Cina?”
“Mi manca tantissimo il cibo anche adesso, però il gatto non l’ho mai mangiato ahahahah”
“Ti piace Venezia?”
“Si cazzo, mi piace tantissimo.”
“Qual è la principale differenza tra Cina e Italia?”
“La mentalità. Non tanto come pensiero, ma più come personalità: In italia sono molto più aperti, everyone knows each other, in cina sono più chiusi, shy, ma così anche coreani e giapponesi. Oppure la cultura, per esempio quando mio papà andava a fare company meals con gli amici cinesi, se lì ti offrono da bere e lo rifiuti it’s rude, ma se lo bevi tutto vuol dire che ti piace e finchè non ti ubriachi continuano a versare”
“Parliamo dell’Italia. Hai origini italiane?”
“Si. Quando ero piccolo tutte le estati venivo in italia con nonni e cugini.”
“E cosa ti piace dell’Italia?”
“Il cibo e le ragazze.”
“And what about chinese girls?”
“No man, they got no boobs at all, italians are better”
“Come ti trovi qui ai Crociferi?”
“Mi piace, all’inizio non conoscevo nessuno e stare in una residenza così è bello per una persona come me che non conosce la cultura. C’è un senso di mini comunità: vai alle lezioni, torni e hai gli amici qui. Maybe just the wi-fi is not that good”
"Ti piacerebbe tornare in Cina?"
“Nel futuro per lavorare forse, ma per l’università per niente.”
“Cosa consigli a quelli che studiano cinese e che vogliono andare in Cina?”
“Parlare è più importante che scrivere.”
“Devono prepararsi a qualcosa?”
“If you’re not yellow and you drink water you’ll get a disease.”
“Si cazzo, mi piace tantissimo.”
“Qual è la principale differenza tra Cina e Italia?”
“La mentalità. Non tanto come pensiero, ma più come personalità: In italia sono molto più aperti, everyone knows each other, in cina sono più chiusi, shy, ma così anche coreani e giapponesi. Oppure la cultura, per esempio quando mio papà andava a fare company meals con gli amici cinesi, se lì ti offrono da bere e lo rifiuti it’s rude, ma se lo bevi tutto vuol dire che ti piace e finchè non ti ubriachi continuano a versare”
“Parliamo dell’Italia. Hai origini italiane?”
“Si. Quando ero piccolo tutte le estati venivo in italia con nonni e cugini.”
“E cosa ti piace dell’Italia?”
“Il cibo e le ragazze.”
“And what about chinese girls?”
“No man, they got no boobs at all, italians are better”
“Come ti trovi qui ai Crociferi?”
“Mi piace, all’inizio non conoscevo nessuno e stare in una residenza così è bello per una persona come me che non conosce la cultura. C’è un senso di mini comunità: vai alle lezioni, torni e hai gli amici qui. Maybe just the wi-fi is not that good”
"Ti piacerebbe tornare in Cina?"
“Nel futuro per lavorare forse, ma per l’università per niente.”
“Cosa consigli a quelli che studiano cinese e che vogliono andare in Cina?”
“Parlare è più importante che scrivere.”
“Devono prepararsi a qualcosa?”
“If you’re not yellow and you drink water you’ll get a disease.”