By Martina Calvi
“La notte tutto tace fra campi e campielli”: è lì, in quel silenzio di buio veneziano che Riccardo Grassetti vuole bloccare il tempo incontrollabile, consumato dalle migliaia di piedi che di giorno, ogni giorno calpestano le pietre delle calli e comprano, mangiano e scattano ricordi intrisi della luce cittadina riflessa. Anche l’autore delle opere fotografiche, esposte nel chiostro della nostra residenza dal 16 al 21 Dicembre 2014, ha calpestato lo stesso suolo, ma non ha cercato dei momenti luminosi da assumere come testimonianze di una vacanza, ha invece voluto andare in profondità, scavare con il flash, con la luce artificiale nelle notti veneziane per compiere un’indagine, per proseguire oltre il “moderno circo dove gente da tutto il mondo passa”. Si è immerso nel buio secolare dei “dormienti” che mettono in scena il loro “singolare spettacolo”, a cui solo i più audaci hanno la capacità di partecipare. Ed è nel corso di questa indagine che una bottega di maschere, di giorno soltanto l’ennesimo archivio di souvenirs, viene interiorizzata e vissuta dall’io dell’autore come il magico “carrozzone di Mangiafuoco, popolato da animali favolosi, diavoli pensosi, soli ridenti, maschere e burattini”.
"Si è immerso nel buio secolare dei Dormienti che mettono in scena il loro "singolare spettacolo", a cui solo i più audaci hanno la capacità di partecipare"
Un mondo di cartapesta che avvolge e sconvolge quello reale senza che nessuno rivolga ad esso la sua attenzione.
Il fotografo ha quindi bloccato il tempo nel buio e fatto luce su questo sconvolgimento attutito solitamente dalla notte; ha aperto gli occhi ai “dormienti” reali ed umani e incontrato coloro che invece vivono nella notte, i “dormienti” simbolici di Venezia.
Che cosa meglio di tali foto può essere un invito a non vivere passivamente il privilegio che abbiamo? Venezia non può e non deve essere solo un’esposizione di maschere e un luogo dove scattare ricordi: Riccardo Grassetti ci indirizza a indagare su “chi dorme a Venezia”, ad alzare lo sguardo, a cercare forme di luce alternative per notare gli aspetti reconditi, per far emergere quei particolari che possono fare la differenza. Un invito a essere in grado di portare con onore la responsabilità di vivere in un Tempio Sacro come Venezia, ma anche ad adottare un atteggiamento disponibile a rivitalizzare quel tempio di una nuova religione, di un nuovo significato, che si costruisce man mano, non solo scoprendo ogni giorno e ogni notte un nuovo colore, ma anche applicando e interiorizzando quella tonalità luminosa a se stessi per poi ridonarla in maniera complessa al contesto eccezionale che l’ha donata.
Il fotografo ha quindi bloccato il tempo nel buio e fatto luce su questo sconvolgimento attutito solitamente dalla notte; ha aperto gli occhi ai “dormienti” reali ed umani e incontrato coloro che invece vivono nella notte, i “dormienti” simbolici di Venezia.
Che cosa meglio di tali foto può essere un invito a non vivere passivamente il privilegio che abbiamo? Venezia non può e non deve essere solo un’esposizione di maschere e un luogo dove scattare ricordi: Riccardo Grassetti ci indirizza a indagare su “chi dorme a Venezia”, ad alzare lo sguardo, a cercare forme di luce alternative per notare gli aspetti reconditi, per far emergere quei particolari che possono fare la differenza. Un invito a essere in grado di portare con onore la responsabilità di vivere in un Tempio Sacro come Venezia, ma anche ad adottare un atteggiamento disponibile a rivitalizzare quel tempio di una nuova religione, di un nuovo significato, che si costruisce man mano, non solo scoprendo ogni giorno e ogni notte un nuovo colore, ma anche applicando e interiorizzando quella tonalità luminosa a se stessi per poi ridonarla in maniera complessa al contesto eccezionale che l’ha donata.