Liberamente ispirato dalle gesta di Stefano e Matteo,
pionieri dell’esplorazione notturna dei Crociferi
in totale assenza di chiavi.
pionieri dell’esplorazione notturna dei Crociferi
in totale assenza di chiavi.
Se volete imbarcarvi in un viaggio epico, se siete alla ricerca del prossimo passo evolutivo del genere umano, se avete desiderio di esplorare la condizione umana tra temi esistenziali, metafisici e filosofici tramite un ardito paragone tra le posizioni esistenzialiste di Kant, l’ermeneutica della finitudine e richiami alla pareidolia popperiana noumenica secondo Gadamer, guardate altrove.
By Simone Amato Cameli
| Ground control to Major Tom… Ground control to Major Tom… Take your protein pills And put your helmet on. La porta si apre. Entro nell’ascensore. Ground control to Major Tom… Commencing countdown Engines on. Check ignition And may God’s love be with you. Ten. Nine. Eight. Un tocco sulla lastra lucida alla parete e si accende un numero. La mia destinazione. Seven. Six. Il pannello scivola lentamente, chiude l’ingresso. Five. Four. Three. Appoggio il trolley accanto a me. Two. Viaggio massacrante. One. Ma è sempre bello tornare a Venezia. Liftoff. Un leggero tremore scuote la cabina di lucido metallo. This is ground control to Major Tom You’ve really made the grade And the papers want to know whose shirts you wear Now is time to leave the capsule if you dare. Ok, si è fermata. Afferro il manico del trolley. La porta scivola di lato, metto piede nel corridoio. This is Major Tom to ground control I’m stepping through the door. And I’m floating in a most peculiar way. And the stars look very different today. Ma dove… Ah, ecco. Un tocco sul tasto delle cuffie e la voce del buon vecchio David Bowie svanisce. Adesso solo un suono echeggia nella stranezza dello spazio, quello delle ruote del mio bagaglio. Un tremore roboante nel silenzio siderale. Una prospettiva ordinata di divanetti di pelle nera alternati a bassi monoliti scuri si estende indefinitamente. Scorre lenta accanto a me come gli stadi di un’astronave misteriosa intenta a percorrere una rotta solitaria. Si perde nella bianca profondità del corridoio, laggiù, verso l’infinito. E oltre, forse. Sopra di essa corre parallela una fila di barre di neon, pendono alternativamente ora a destra ora a sinistra. Una accesa e una spenta, una accesa e una spenta. Sembra quasi che la luce e le tenebre incrocino le loro spade nell’attimo prima di iniziare lo scontro, un attimo eterno, al di fuori del tempo, echeggiato all’infinito sul soffitto. I muri bianchi risplendono di una fredda luce stellare. |
Uhm… Vediamo, cosa ci può stare bene? Estraggo lo schermo piatto dello smartphone. Il mio dito scivola sui titoli tra i riflessi delle luci che scorrono. Ah, ecco. Sì, può andare. Si abbina bene, per qualche motivo. Il valzer di Strauss si libra cristallino nello spazio luminoso e vuoto. A destra si apre per un attimo una vista su di un altro pianerottolo. Ecco, lì sulle scale, una novella cosmonauta su tacchi astronomici che scende con andamento incerto, come in condizioni di gravità lunare. Che momento. Un piccolo passo per un uomo, un balzo gigantesco per l’umanità. Un tizio sdraiato su di un divanetto scambia sicuramente eruditi dati tecnici misti ad espressioni poetiche con un collega, dagli sbadigli si direbbero gli ultimi prima di immergersi in un sonno criogenico. Appena la ragazza gli passa accanto, si salutano con un gesto della mano universale, ma universale davvero, ideato per comunicare inequivocabilmente con le varie razze aliene che popolano questo posto. Marziani, venusiani, siciliani. Questo piccolo, semplice atto celebra il trionfo della civiltà. In esso è racchiusa tutta la storia del genere umano. Lenta e aggraziata, lei dispiega la mano nel vuoto. Le dita si chiudono dolcemente, e solo il dito medio permane fiero, orgogliosamente diretto verso le stelle. | |
TO BE CONTINUED...